12 novembre 2018
“Credere senza appartenere” è l’espressione coniata negli anni ’50 del secolo scorso dalla sociologa inglese Grace Davie per indicare la tendenza a non supportare la fede con l’appartenenza ad una qualche comunità religiosa. Oggi credo che questa tendenza sia più di una tendenza.
La fede è diventata una realtà privata, individuale, che non si esplicita più in gruppi o associazioni. L’appartenenza alla Chiesa cattolica è sostanzialmente formale. La maggior parte delle persone che frequentano la Messa domenicale è restia a partecipare alle attività di una parrocchia o di altre realtà ecclesiali.
Eppure il bisogno di “fare gruppo” è ancora vivo, soprattutto nei giovani. Il bisogno di ritrovarsi con altre persone, che condividano in modo forte ideali, riti, stili, abbigliamento, è ancora diffuso anche nella nostra società. Lo testimoniano (anche in senso negativo) i gruppi, adolescenziali e non solo, che danno vita ad un tessuto di vicinanza e di solidarietà, nel quale il bisogno di uno diventa il bisogno di tutti e viceversa.
“Appartenere” è importante. Una volta il “campanile” risolveva spesso il problema: si apparteneva ad una comunità che viveva in un preciso territorio, che aveva precise caratteristiche, che aveva una precisa identità. E che spesso si scontrava, anche violentemente, con comunità anche vicine, ma di identità diversa. Il bisogno di trovare solidarietà, protezione, comprensione è insito nel cuore dell’uomo. Stare con persone che la pensano come te, che sono disposte a sostenerti in caso di bisogno è un elemento importante della nostra vita, soprattutto se ci accompagna un vago senso di insicurezza dovuto alle nostre fragilità e a quelle della società. Con il rischio che il “gruppo” diventi casta o mafia o lobby.
A chi apparteniamo? Di chi siamo? Alla fine bisogna fare i conti con queste domande. Che richiedono risposte oneste. Sarebbe bello, per un cristiano, rispondere di appartenere a Gesù. Ma è sempre vero? I padroni sono tanti e qualche volta molto più esigenti di quanto non sia il Signore. E qualche altra volta si rischia anche di confondere l’appartenenza ad altro (gruppi o chi per essi) con l’appartenenza a Lui. Essere battezzati e dirsi cristiani non presuppone necessariamente essere di Cristo .
don Roberto