2 settembre 2019
“Io sono ciò che ho”. Frase abbastanza forte, questa. E’di Jean Paul Sartre e ci invita a sfatare, almeno in parte, tanti luoghi comuni del tipo “l’apparenza inganna” oppure ” l’abito non fa il monaco”.
In fondo, è vero: quello che possediamo rivela gran parte di ciò che siamo. I nostri gusti, le nostre frustrazioni, i valori in cui crediamo sono tutte realtà che trovano una dimensione concreta nei nostri vestiti, nella nostra casa, nella nostra macchina, in quello che mangiamo e beviamo. Certo, ci sono tante cose che ci piacerebbe avere e non possiamo permettercele. Anche questi desideri irrealizzati esprimono quello che siamo.
Ma è importante sottolineare che comunichiamo molto di noi stessi anche senza parole e senza gesti: è sufficiente guardare ciò che possediamo per capire in modo abbastanza preciso chi siamo. Il Papa insiste spesso su questo tema quando parla ai preti e alle persone consacrate, lanciando strali contro chi vive nel lusso.
Il discorso, però, si può allargare a tutti coloro che si professano cristiani. Così come si può ulteriormente estendere a tutti coloro che dicono di credere in determinati valori, per i quali fanno manifestazioni, marce e fiaccolate. Come sempre, bisogna ribadire l’assoluta necessità dell’ascolto attento e approfondito. Ascolto che è osservare, scrutare. Possibilmente usando le orecchie e gli occhi di Dio. Quando ci si trova davanti ad una persona è fondamentale, per poter dire di conoscerla almeno un pochino, “ascoltare” non solo le sue parole, ma tutto quello che la circonda. Solo un’analisi attenta permetterà di avere con questa persona un rapporto vero, significativo, in cui ci si accoglie e ci si confronta con onestà e sincerità.
Quante volte esprimiamo giudizi superficiali? Quante volte qualifichiamo come “amici” coloro che sono a malapena nostri conoscenti? Quante volte diamo consigli senza sapere praticamente nulla della persona a cui li diamo? Ci sarebbe bisogno di tanta pazienza e di tanta umiltà.Solo la pazienza e l’umiltà, infatti, ci permettono di avere un rapporto autentico con noi stessi e con gli altri. Guardando “dentro” e guardando “attorno”. Anche ciò che abbiamo è ciò che siamo.
don Roberto