21 agosto 2023
Si avvicina il nono concistoro del pontificato di papa Francesco.
E anche questa volta si è mantenuta la linea che vede al centro le Chiese periferiche e di scarsa importanza. Con le dovute eccezioni, ovviamente, come nel caso di Gerusalemme, Hong Kong , Madrid e Bogotà. Come altre volte, hanno fatto discutere quasi più le assenze che le presenze. Non è stato nominato cardinale, infatti, l’arcivescovo di Parigi.
E mentre sono stati elevati alla porpora i nunzi apostolici in Italia e negli Stati Uniti, quasi come ricompensa per il lavoro fatto con i due episcopati più riottosi alle direttive papali (per quanto riguarda quello americano, spesso il dissenso è apertamente manifestato, quello italiano ha un atteggiamento più felpato e ammantato di sorrisini, ma non meno “resistente “), nessun vescovo di diocesi italiane e statunitensi si è potuto fregiare del titolo cardinalizio.
Per quanto riguarda in particolare l’Italia, alcuni analisti particolarmente acuti (o maliziosi!) sostengono che la scelta di vescovi e diocesi di “periferia ” sia funzionale ad un altro tipo di strategia. Il papa infatti vorrebbe mantenere come unica “etoile ” della Conferenza episcopale italiana il cardinal Zuppi, suo uomo di fiducia, scegliendo per il cardinalato vescovi di terza e quarta fila, così che nessuno possa fare ombra al “preferito”, nè come prestigio personale né come posizione mediatica.
E infatti quando mai vengono riportati, a livello nazionale, gli interventi del vescovo di Siena o de L’Aquila o di Como? Tuttavia questi commentatori si fermano all’aspetto umano delle questioni. Noi cattolici sappiamo che c’è lo Spirito Santo, che può servirsi anche degli errori degli uomini e delle loro poco limpide motivazioni per guidare la Chiesa e mantenerla, nonostante tutto, sulla via indicata da Gesù.
don Roberto