Persone e statue

14 Agosto 2017
Un anno fa la chiesa di Grandate è stata oggetto dell’azione di un gruppo di devastatori, che hanno cercato, senza riuscirci, di forzare il tabernacolo. Forse irritati per l’insuccesso hanno distrutto un ambone e danneggiato la statua della Madonna scagliandola a terra. Da allora la statua è rimasta, per volere del Consiglio pastorale, con le ferite inferte da quei poveretti. In quell’occasione tanti preti mi hanno manifestato la loro solidarietà, alcuni venendo anche di persona a vedere la statua e dimostrando un dolore autentico per lo scempio a cui è stata sottoposta. Sono stato molto colpito dal “farsi presente” di tanti sacerdoti. Ho visto una fede profonda, un attaccamento profondo ai suoi simboli, un istinto di protezione, di difesa nei confronti del sottoscritto, sacerdote messo alla prova, quasi come se fossi stato colpito io stesso, nella mia viva carne. E non ho potuto esimermi dal fare una riflessione. Nel 2012 il Signore ha voluto che fossi coinvolto in un fatto a mio parere ancora più grave: gli abusi sessuali di un sacerdote su alcune ragazzine. In quella situazione non era stata violata una statua, non era stata offesa la Madonna attraverso un segno che rimanda al Suo essere, ma era stata violata la carne viva del Corpo di Cristo, le Sue membra più fragili e indifese, era stata calpestata la dignità della persona e dei figli di Dio. Non sto a parlare delle reazioni pubbliche di alcuni membri della gerarchia ecclesiastica. E neanche del malcelato scandalo non perché gli abusi erano avvenuti, ma perché erano stati portati alla luce. Mi ha impressionato, un anno fa, il paragone tra le reazioni dei miei confratelli, così partecipi e solidali nel 2016. Nel 2012, invece, solo in 2 mi telefonarono: uno per manifestare a me e alle vittime sincera vicinanza e solidarietà, l’altro per sapere come intendevo muovermi nei confronti dei soggetti ecclesiastici coinvolti. Che differenza di trattamento! Evidentemente il gesso è più importante della carne, le statue hanno una valenza ben superiore ai corpi, i simboli sovrastano la realtà. Forse dovremmo rivedere il nostro modo di pensare e chiederci seriamente: chi è Gesù per me? E’ davvero il debole, il povero, il piccolo indifeso, il preadolescente che segue un’ illusione e che va aiutato a discernere e non sfruttato nelle sue incertezze? E’ in queste persone che vediamo davvero incarnato Gesù, al punto che, come ha detto il Papa, è sacrilegio abusare di loro? Oppure riteniamo che l’unico vero peccato mortale sia quello di danneggiare una statua in odio alla Realtà che rappresenta? C’è una bellissima preghiera di madre Teresa di Calcutta che si intitola, appunto, “Chi è Gesù per me”. Ne consiglio la lettura, anche perché è una preghiera aperta, suscettibile di continue aggiunte a seconda della sensibilità e dell’esperienza di fede di ognuno. Pregandola e aggiornandola potremmo riuscire a capire meglio le differenze tra simboli e realtà e dare un contenuto onesto e preciso alle nostre convinzioni di fede. E forse potremmo aggiungere altri motivi per essere addolorati o per gioire di quello che ogni giorno viene fatto nel Corpo mistico di Cristo al Corpo mistico di Cristo.
don Roberto