16 agosto 2021
E’ bello vedere che si estende sempre più, nella Chiesa, l’esigenza di discutere e di confrontarsi. Si sta acquisendo quello stile sinodale che sta tanto a cuore al Papa. E così i sinodi si moltiplicano e si sovrappongono: quello della Chiesa universale, quello della Chiesa italiana, quelli delle diocesi.
Il mai abbastanza rimpianto cardinale Giacomo Biffi, già arcivescovo di Bologna, tanti anni fa parlava di “sinodolatria”, affermando che la Chiesa deve guardarsi dal concentrarsi troppo su se stessa, perchè questo rischia di distrarla dal vero centro, che deve essere e restare sempre Gesù. L’attenzione che la Chiesa dedica a se stessa porta comunque sempre ottimi frutti, anche operativi. E qualora questi frutti malauguratamente mancassero, ci si può sempre consolare con la convinzione che già il semplice ritrovarsi insieme sia un frutto fondamentale.
Una cosa importantissima, poi, è quella di evidenziare i problemi “dal basso”, come si usa dire adesso, dimostrando una concezione piramidale che ha certamente un senso ecclesiologico profondo, ma che suona vagamente dispregiativa verso chi quel “basso” sembra occuparlo perchè non dispone di sufficiente luce e non potrà, quindi, mai accedere ai piani alti, se non per gentile concessione di chi ivi stabilmente risiede, perchè ha studiato e perciò ha un canale privilegiato con lo Spirito Santo.
Ovviamente, sarebbe semplicistico e poco educativo proporre al “basso” un quesito chiaro, del tipo: “Quali sono secondo te i problemi della Chiesa oggi?” oppure “Quali cose ci sarebbero da cambiare nella Chiesa e quali invece vanno mantenute?”. Certo, discutere sulla base delle risposte a queste domande vorrebbe dire lasciarsi guidare dallo Spirito Santo non ingabbiato e direzionato, prendendo atto delle cose che vengono da Lui suggerite a chi sta in “basso”.
Ma forse è meglio continuare con i quesiti astrusi, che richiedono di essere interpretati da qualcuno che stia in “alto”, così, tanto per riaffermare che “io so’ io”, secondo una celebre espressione di Alberto Sordi nel film “Il marchese del Grillo”. Comunque lasciamo davvero fare allo Spirito Santo e fidiamoci dei suggerimenti che darà a tutto il Popolo di Dio.
Senza dimenticare che ognuno di noi fa parte di questo Popolo e quindi abbiamo la responsabilità di confrontarci con i nostri fratelli e le nostre sorelle, ma soprattutto di impegnarci per rendere migliore la Chiesa con i fatti, visto che ogni tanto le parole rischiano di diventare, per usare un’espressione di Dante Alighieri, “ciance”.
don Roberto