Vita

20 maggio 2024

“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quello che si è piantato, un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere,  un tempo per fare lutto e un tempo per danzare, un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.

Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via. Un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.”. (Qoelet 3,2-8)

Il libro del Qoelet è una miniera di saggezza. E questo brano non avrebbe bisogno di commenti. Andrebbe invece imparato a memoria perché riproduce in modo poetico, ma anche estremamente duro, quello che capita,alternativamente, nella vita. Spesso ci si lamenta delle cose che ci vanno male, delle situazione spiacevoli, dei dispiaceri e ci si dimentica di quello che c’è stato di bello, dei periodi felici. O, viceversa, si pensa che i tempi della gioia non debbano finire mai.

Prepararsi agli alti e bassi della vita dovrebbe essere una cosa ovvia e invece spesso è ovvia l’impreparazione. E allora ci si lancia in lamentele atroci, come se il Signore ci avesse messo al mondo solo per farci soffrire. Basterebbe una certa di saggezza umana per farci capire che i tempi della vita si alternano e che sarebbe importante mantenere un equilibrio interiore che ci eviti gli entusiasmi eccessivi e la disperazione più nera.

Allenarsi ad avere fiducia in Dio e ad accogliere come un dono tutto ciò che viene dalla Sua mano: è l’unica cosa veramente indispensabile per vivere un po’ meglio.

don Roberto