Solennità dell’Ascensione

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 16,15-20.

In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.»
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.

 

 

Ciò che ho provato mettendomi in ascolto del Vangelo di questa solennità dell’Ascensione, ha
ridestato in me il ricordo di un episodio dai contorni un po’ sfumati, perché è un ricordo della mia
infanzia. Prima lo racconto, poi provo a spiegare il perché.
Fin da piccola, il cielo ha sempre avuto per me un grande fascino. Un giorno -avrò avuto circa 4 o 5
anni- prendo coraggio, vado dalla mia zia più giovane -di neanche 10 anni maggiore di me e
meravigliosa compagna di giochi per me e per i miei fratelli- e le chiedo di aiutarmi a realizzare il
mio più grande desiderio: «Zia, per favore, fammi toccare il cielo!». La zia sorride di fronte a una
richiesta così inaspettata, si china verso di me, mi prende in braccio, intanto alza un pochino il suo
braccio e tende il dito indice verso il cielo, poi mi dice: «Fai così anche tu» e dopo un attimo,
mentre sono lì col ditino teso più in alto che posso, aggiunge: «Ecco, stai già toccando il cielo!».
Rimango un po’ sbalordita con il dito a mezz’aria…lascio immaginare la mia sorpresa…
Sì, sorpresa davvero grande e bella lo scoprirsi immersi in una realtà pensata sempre come
affascinante e lontana e che, invece, è più vicina che mai!
Se era già vero per me, bambina, nell’episodio semplice che ho raccontato, lo è ancora di più (e a
maggior ragione!) per noi cristiani che oggi in modo particolare contempliamo il mistero
dell’Ascensione con l’aiuto del Vangelo secondo Marco, che termina così:
«Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro [= con gli Undici], fu elevato in cielo e sedette alla
destra di Dio.
Allora partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava
la Parola con i segni che l’accompagnavano».
A prima vista, questi due versetti sembrano quasi in contrasto tra loro, in realtà sono entrambi
necessari per aiutarci a scoprire qualcosa in più in merito all’Ascensione, che, comunque, rimane
sempre un mistero, contemplato anche nel Santo Rosario, tra i misteri della gloria.
Da una parte, ci lasciano intuire che l’Ascensione è come una partenza, un allontanarsi di Gesù da
noi, dato che fu elevato in cielo per andare a sedersi alla destra del Padre; dall’altra, ci permettono
di scoprire che dopo l’Ascensione il Signore rimane tanto vicino da operare insieme con i suoi
discepoli….e perché non pensiamo che si tratti solo di una supposizione, non mancano segni
concreti, visibili. Umanamente parlando, ciò sembrerebbe impossibile, tanto che ci verrebbe da dire:
“Gesù, ma allora…sei andato in cielo o sei rimasto qui??”; ci vuole uno sguardo di fede affinché
possiamo comprendere che davvero Cristo è vero Dio e vero uomo, tanto che discendendo non
aveva lasciato il Padre, né ascendendo si allontana dai discepoli.
Nulla è impossibile a Dio, che è il Dio con noi, il Dio del già e non ancora, in grado di confermare
la Parola con i segni che l’accompagnavano! Il bello è che questi segni apparentemente lontani dalla
nostra esperienza, a dire il vero sono molto vicini; sono insieme opera di Dio e frutto del nostro
Battesimo (se vissuto con autenticità): rendono immuni da pericoli mortali (serpenti e veleno), si
oppongono a tutto ciò che tende a intaccare la dignità umana (demoni e malattie) e permettono al
credente di esprimersi in un modo nuovo, ma a tutti comprensibile (parleranno lingue nuove),
capace di rendere straordinarie le cose più ordinarie. In pratica, con la presenza del Signore che
collabora insieme con noi, ogni credente (e quindi anche ciascuno di noi) è liberato dalla paura e dal
potere della morte divenendo un uomo nuovo.
Di fronte a un dono così grande, concludo lasciando la parola a San Leone Magno:
«L’Ascensione di Cristo è la nostra esaltazione e quanto più si elevò la gloria del Capo, tanto più è
stimolata la speranza del corpo, perciò rallegriamoci con degna letizia ed esultiamo nel rendere
grazie. Oggi non solo siamo stati confermati possessori del Paradiso, ma in Cristo siamo anche
penetrati nella sublimità dei cieli» (Discorsi 73, 4-5).

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate