Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,16-21.
In quel tempo, i pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.
Il 1° gennaio è per il calendario civile l’inizio dell’anno nuovo, il capodanno, la Chiesa, per volontà
di Paolo VI ha dedicato questo giorno alla preghiera per la pace, e quanto ce n’è bisogno è sotto gli
occhi di tutti, e con la 1ª Lettura tratta dal libro dei Numeri, invoca la benedizione di Dio su tutti i
fedeli e sul mondo con le parole che Lui stesso ha dato a Mosè per benedire il popolo d’Israele.
Portiamola in cuore per tutti i mesi a venire, è molto bella e consolante, è un augurio di bene per noi
e che possiamo porgere agli altri. Il prossimo anno poi sarà “anno santo”, portatore di grazie divine;
cerchiamo di ben accoglierle ed usarle.
Il calendario liturgico però in questo giorno celebra la solennità di Maria, Madre di Dio. Siamo nel
periodo natalizio iniziato con il mistero dell’Incarnazione contemplato nel Dio Bambino adagiato
nel presepio. È un mistero grande che non può esaurirsi nel giorno del Natale, va meditato e
considerato in tutte le sue sfaccettature per gustarlo e comprenderlo, per quanto può la nostra
intelligenza limitata alle cose terrene. La Chiesa ha posto dapprima l’accento sull’Incarnazione, Dio
fatto uomo, proclamando i vangeli inerenti alla sua nascita nella carne, e poi mostrandolo nella sua
dimensione familiare con Maria e Giuseppe, accentuando così l’aspetto umano. Oggi invece ferma
la nostra attenzione sulla dimensione divina ricordando che Maria non è solo Madre di un bambino
nato come tutti noi, ma è anche Madre di Dio, perché quel Bambino è pure Dio. La poesia del
presepe ora diventa evento di fede. La Chiesa l’ha definito con un dogma nel lontano 431 con il
concilio di Efeso dove Maria è stata proclamata “Madre di Dio”, la Theotókos. Con questa
affermazione solenne la Chiesa vuole soprattutto riconoscere l’unità della persona di Cristo perché
figlio di Maria secondo la natura umana, ma anche Figlio di Dio e Dio egli stesso. Maria non ha
partorito solo un uomo, ma questi è anche Dio e nel suo grembo è cresciuto il figlio dell’uomo e
Dio. Davanti a queste affermazioni è spontaneo obbiettare come non è possibile che il Dio immenso
che non conosce limiti di spazio e di tempo si sia così ristretto da rimanere nel grembo di una
donna, ma anche a noi l’angelo Gabriele risponde: “Nulla è impossibile a Dio”. Credendo, come
fece Maria, si rende possibile ciò che per noi uomini non lo è. Celebrare oggi la divina maternità
della Vergine, non è solo onorare la Madre, ma soprattutto è riconoscere nel Bambino del presepe,
Gesù Cristo Figlio Unigenito di Dio Padre che si è fatto uomo nel grembo di una donna per
l’Amore che ha per noi. E allora c’è solo da tacere e sprofondare nella meditazione, contemplazione
e stupore ripetendo solo un grande grazie. Così il nostro cuore si apre ad accogliere il dono di
questo Amore Incarnato che porta con sé la grazia della salvezza liberandoci dall’egoismo che
c’impedisce di essere nella gioia, nella pace, nella serenità di chi a sua volta diventa amore e dono
per gli altri. È l’atteggiamento dei pastori (Vangelo odierno) che dopo aver visto il Bambino nella
mangiatoia tornano al loro lavoro glorificando e lodando Dio perché hanno trovato e riconosciuto in
quell’aspetto povero, il Salvatore, come avevano annunciato gli angeli, e questo dono ricevuto lo
trasmettono agli altri per renderli partecipi della loro gioia. È l’atteggiamento di Maria che
osservava tutto ciò e meditava nel suo cuore in un silenzio adorante, ma anche pensoso di chi ha
bisogno di comprendere e assimilare più a fondo ciò che forse ancora sfugge. Impariamo dai
pastori, impariamo da Maria, Madre di Dio e nostra e davvero il nuovo anno sarà buono e santo,
con Gesù, nostro Salvatore.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate