XIX Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,41-51.

In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».
E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Siamo giunti alla 19ª domenica del tempo per anno e le Letture odierne ci propongono di riflettere sul significato del pane, ma non tanto e non solo come cibo materiale che nutre il corpo, ma anche nel suo valore per lo spirito. È vero che per i popoli antichi e forse sino a una decina d’anni fa anche da noi, il pane aveva una grande importanza, era l’alimento principale che non mancava mai sulle tavole e nelle bisacce dei viandanti, ora è stato sostituito con altri cibi, ma il suo valore è rimasto nella memoria storica e quindi tramandata pure a noi.

La 1ª Lettura tratta dal primo libro dei Re ci narra di un momento di sconforto e stanchezza del profeta Elia tanto che desidererebbe morire. A soccorrerlo è un angelo inviato da Dio che gli offre una focaccia e dell’acqua e così recupera forze e voglia di vivere tanto che riesce a camminare per quaranta giorni e quaranta notti sino ad arrivare ai piedi del monte Oreb dove avverrà l’incontro con Dio. Riflettiamo sul fatto che non è Elia a procurarsi questo cibo, non ne ha forse né capacità, né voglia, né mezzi. È un dono di Dio e ciò gli procura non solo benessere fisico, ma anche ristoro per lo spirito riaccendendo in lui la fede e la speranza nell’aiuto del Signore. Ecco il valore di questo pane donato da Dio.

Il Vangelo di Giovanni continua la narrazione del capitolo 6 e il brano presentato oggi inizia con la reazione dei Giudei davanti a Gesù che afferma di essere il pane disceso dal cielo, ma loro sanno bene da dove viene quel profeta, non certo dal cielo. Alla loro incredulità Gesù risponde che invece occorre lasciarsi istruire da Dio Padre così potranno riconoscerlo come il suo inviato che viene a rivelare proprio il Padre e credendo in Lui riceveranno il dono della risurrezione, della vita eterna. Gesù è il pane vivo e può dare solo vita, quella divina, immortale, non è come la manna, cibo che perisce, mangiato nel deserto e che ha sostenuto solo un corpo destinato a morire. Gesù va ancora oltre nel discorso e afferma che il pane che Egli darà non sarà fatto di farina, ma sarà il suo corpo offerto per la vita del mondo introducendo così il discorso eucaristico che diventerà più esplicito durante l’ultima cena quando, dividendo il pane con gli apostoli, li invita a mangiarlo perché quello è il suo corpo e che verrà davvero poi tutto donato sulla croce.

S. Paolo nella lettera agli Efesini (2ª Lettura) ci esorta a non sprecare questo dono comportandoci in modo contrario all’amore insegnato da Cristo e che il pane eucaristico continuamente ci ricorda, mentre lo Spirito di Dio ricevuto nel battesimo ci rende capaci di vivere come figli redenti e quindi partecipi della vita divina, vita di carità. Questo breve brano lasciato da S. Paolo alla nostra riflessione è un piccolo capolavoro di sintesi del comportamento dei discepoli di Cristo e riguarda proprio il rapporto con gli altri, caratterizzato dalla benevolenza, misericordia e perdono, ciò che ha insegnato e vissuto Gesù, Figlio di Dio, da qui l’esortazione a farci suoi imitatori nella carità e nel dono di noi stessi, nutriti dal pane disceso dal cielo, corpo di Cristo offerto per tutti.

Dal “Trattato sui misteri” di Sant’Ambrogio, vescovo.

“È mirabile che Dio abbi fatto piovere la manna per i padri e che si nutrissero con un alimento quotidiano disceso dal cielo. Per cui fu detto: “L’uomo mangiò il pane degli angeli” (Sal 77,25). Ma quelli che mangiarono quel pane morirono tutti nel deserto; invece questo alimento che tu ricevi, questo pane vivo disceso dal cielo somministra il sostentamento per la vita eterna, e chiunque ne avrà mangiato non morirà in eterno, perché è il corpo di Cristo.” (Nn.43)

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate