Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 7,31-37.
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano
e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
“Ecco il vostro Dio giunge la vendetta la ricompensa divina! Egli viene a salvarvi”
Vendetta divina? Ricompensa divina? Che linguaggio è mai questo? Dio si vendicherà dei
malvagi? Li sterminerà? Io sono dalla parte degli sterminati o dei sterminatori?
Vendetta e ricompensa divina E’ LA SALVEZZA contro ogni nostra pertinace chiusura e
ostruzionismo!
Piove sui giusti e sui malvagi! Come la pioggia e la neve la sua Parola non cade senza
dare effetto! E’ LA SALVEZZA per tutti!
Dio si vendica del male con la forza che è solo in Lui e viene da Lui in noi! Si fa investire in
pieno dal male, lo denuncia, lo smaschera, ne patisce, ne muore e nel mezzo del silenzio,
quando la morte sembra aver vinto, lui risorge. E’ questo il dono che ci fa come lui.
Ero mors tua, o mors, tradotta letteralmente “Sarò la tua morte, o morte”, si canta
durante il triduo pasquale.
Per il sordomuto la morte era non sentire e quindi non parlare. Dopo l’effatà:
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto
“E’ necessario un intervento di Cristo, che dischiuda il nostro cuore e sciolga il nodo della
nostra lingua. La resistenza che opponiamo a tale fede può avere due origini: una teorica
e uan pratica.
Il primo caso è quando abbiamo un’immagine distorta di Dio, perché continuiamo a
considerarlo antagonista dell’uomo e non vediamo il suo vero volto rivelatoci da Gesù: Dio
che fa spezzare il pane e fa amare, che fa udire e fa parlare. In lui la nostra vita sorda e
chiusa nel proprio girgiore, si apre su un orizzonte nuovo di libertà.
Nel secondo caso invece, pur avendo una retta idea di Dio, la nsotra parola resta ancora
legata. Questo succede quando non viviamo realmente lo spezzare del pane.
Oggi notiamo uno stacco sempre maggiore tra la chiesa e le grande masse dei poveri e
degli sfruttati, che non riescono neanche a capirne il linguaggio. Eppure il vangelo è
destinato proprio a loro. Non si è capaci spesso di incidere sulla realtà tanto da liberarla e
quindi trasformarla. Bisogna liberare il pane, tenuto prigioniero da ideologie o prassi di
opportunismo. Solo così anche la parola sarà liberata.”
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate