Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,1-8.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Io sono la vita voi i tralci.
“Con questa metafora, ricca di suggestioni, il Signore glorificato parla della sua unione profonda con
quelli che aderiscono a lui, lo amano e osservano le sue parole. Vite e tralci sono un’unica pianta: hanno la
medesima linfa e producono lo stesso frutto. Il contesto dell’ultima cena e l’immagine della vite, che
richiama il vino, alludono all’eucaristia: se uno mangia la sua carne e beve il suo sangue, ha vita eterna,
perché il Signore dimora in lui e lui nel Signore.
Nei versetti 4-8 si parla otto volte di dimorare in Gesù.
Si afferma ripetutamente, in negativo e in positivo, la necessità dell’unione con lui: separati da li non si
porta frutto, uniti a lui si produce molto frutto. L’unione con lui, non solo affettiva ma anche effettiva,
è la possibilità stessa di una vita feconda. Corrisponde all’entusiastico essere in Cristo di Paolo,
ritornello di tutte le sue lettere. (…)
Qui Giovanni sta parlando della nostra vita nello Spirito, indispensabile per glorificare e
testimoniare al mondo l’amore del Padre e del Figlio. L’unione con Gesù non è solo abbandono estatico,
ma vita concreta, che porta i suoi stessi frutti. Mistica d’amore e mistica di servizio sono inseparabili.
(…) Un grande maestro spirituale (Lallemant) dice che, se non si è contemplativi, è bene dedicarsi
all’apostolato solo per breve tempo a modo di esperimento; diversamente si reca danno a sé e agli altri.
L’azione vera scaturisce dalla contemplazione: nasce da un cuore che conosce e ama il Signore. Se non lo
si conosce, si sbaglia nel fare il bene; se non lo si ama, manca la forza di farlo. (…)
Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui (Gv 6,56): il suo amore per noi
è fonte del nostro dimorare in lui: possiamo amarlo perché lui per primo ci ha amati.
Qualsiasi cosa volete, chiedete e vi avverrà: se dimoriamo in lui e le sue parole dimorano in noi siamo
in sintonia con lui e vogliamo ciò che lui vuole. Per questo avviene ciò che volgiamo. E’ però importante
chiedere ciò che volgiamo: un dono può essere fatto solo a chi lo desidera. Tuttavia non può essere
preteso: va desiderato per aprire il cuore ad accoglierlo. Il Padre ci vuol donare ciò che ha dato al
Figlio: tutto! Attende solo che noi, chiedendolo, gli diamo il via libera. La preghiera è una richiesta a chi
può e vuole esaudirci: esprime il nostro sì al dono. Senza il nostro assenso, Dio non può donarci il suo
amore, perché l’amore è necessariamente libero.” 1
Nella seconda lettura S.Giovanni riprende ancora del rimanere/dimorare nell’amore di Dio per mezzo
dello Spirito Santo che ci è donato in abbondanza: il rimanere nell’amore per mezzo dello Spirito ci
apre ad amare i fratelli nella verità e con i fatti.
Giovanni ci invita anche a “stare leggeri” nel cuore perché tutto ciò di cui ci colpevolizziamo è risanato
sempre, profondamente fin alla radice dall’amore di Dio che è più grande delle nostre sensazioni, punti
di vista e giudizi.
Nella prima lettura troviamo S.Paolo alle prese con la prima delle tantissime persecuzioni che subirà:
nessuno si fida di quel fariseo ineccepibile e furente persecutore della Chiesa che adesso parla di Gesù
e annuncia la sua morte e risurrezione. Vieni in aiuto a tutti Barnaba che testimonia a favore del nuovo
discepolo e lo Spirito Santo che consola e dona forza.
1 S.Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Giovanni, vol.II, ed Ancora,2004, 54ss
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate