7 ottobre 2024
“Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti “.( Marco 11,44-45).
Il discepolo di Gesù deve avere come criterio del proprio agire il servizio. Dimensione non facile, caratteristica che andrebbe riscoperta in tanti ambiti. Anzi, forse in ogni ambito della vita personale e sociale. Dobbiamo servire gli altri. E Dio. E anche noi stessi. Sapendo che il miglior servizio che possiamo fare a noi stessi e agli altri è quello di aiutare ad andare in Paradiso. Tutto il nostro metterci a disposizione, tutto il nostro impegno, tutto il nostro faticare dovrebbe avere sempre questo scopo ultimo: il Paradiso.
Per questo siamo stati creati. Alleviare le sofferenze terrene deve farci ricordare che c’è una sofferenza ancora più terribile, che è quella eterna. Lo stesso concetto di “amore ” deve misurarsi con la tremenda possibilità di andare all’Inferno. L’opera di Gesù, le sue parole, i suoi gesti, la sua Incarnazione hanno come meta la salvezza. Servire è uno strumento che rende migliore il mondo, ma che ci permette, soprattutto, di evitate la dannazione eterna. Servire è più facile che amare: possiamo farlo con tutti, anche con chi non amiamo. Possiamo farlo per dovere, anche senza amore. Possiamo farlo perché ce lo chiede Gesù. Servire è un atteggiamento a cui ci si allena, non è un sentimento che o c’è o non c’è. E quindi mettiamoci a servire, sperando di sentire, alla fine, le parole di Gesù:” Bene servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone “.
don Roberto