Ascensione del Signore

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 24,46-53.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno
e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni.
E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.
Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.
Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;
e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

 

«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato
assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At.1,11).
Sì, possiamo guardare in alto, ma non con il cuore triste: oggi “la sua ascensione al cielo è
per noi materia di letizia, perché ricordiamo e veneriamo quel giorno in cui l’umile nostra
natura fu in Cristo innalzata su tutta la milizia del cielo: su tutti gli ordini degli angeli e le
altezze di tutte le potestà, fino a sedere in trono con Dio Padre” (Discorso 74, di san Leone
Magno).

La nostra umanità non è perduta, Cristo l’ha portata con sé, non ci aveva forse detto: “Non
sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del
Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me,
perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via” (Gv. 14, 1-4)?
Ti rendiamo grazie Gesù, perché oggi ci mostri dove è la nostra vera dimora e ci dai la serena
fiducia che dove sei tu, nostro capo e primogenito, saremo anche noi, tue membra, uniti
nella stessa gloria (cfr. Prefazio dell’Ascensione del Signore I).

“Abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del tuo sangue, Gesù, via nuova e
vivente che hai inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la tua carne, e poiché abbiamo un
sacerdote grande nella casa di Dio, ci accostiamo a te con cuore sincero, nella pienezza della
fede” (cfr. Eb. 10, 19-22).

Gesù “alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato
su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande
gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio” (Lc.24, 50-53).
Questo è il tempo della testimonianza, non della nostalgia. Gesù è nascosto alla nostra vista,
ma ci ha lasciato nella sua benedizione, dandoci istruzioni: è stato “assunto in cielo, dopo
aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo” (At. 1, 2).
Anche noi siamo stati scelti per mezzo dello Spirito, siamo infatti stati battezzati nel
sacramento, ma dobbiamo attendere che lo Spirito cresca in noi, e questo richiede tempo e
pazienza. Come ci ricorda papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, il tempo è superiore allo
spazio, e ciò che conta è innescare processi…lasciamo che lo Spirito operi in noi, rispettando
i suoi tempi e modi, spesso molto differenti dai nostri, restando docilmente alla sua scuola.
Come i discepoli così anche noi siamo stati educati in questi 40 giorni a riconoscere la nuova
presenza di Cristo in mezzo a noi nella Chiesa, nelle sue membra…

“Cristo pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando
quaggiù, siamo già con lui…Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno
si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo” (cfr. Discorso sull’Ascensione del
Signore di sant’Agostino).
“Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede
colui che ha promesso” (Eb. 10, 23).

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate