Santissima Trinità

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 16,12-15.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà».

 

La liturgia si apre con la splendida descrizione della Sapienza di Dio.
Sapienza ha in radice “sapere” che significa avere sapore, odorare e in senso figurato essere saggio.
La Sapienza sa, derivante da “sàpere” avere sapore quindi lascia un segno.
Dalla lettura se ne trae sia l’essenza di Dio.

Nel Vangelo Gesù ci dice chiaramente che non possiamo comprendere tutto di Dio, non ne sapremmo
portare il peso, ma tutti e tre Dio Padre, Figlio e spirito Santo ci svelano piano piano la loro essenza che è
Presenza.
San Paolo ai Romani ci dà un condensato della vita, della vita in Cristo: siamo resi giusti dalla fiducia in Dio,
dalla fiducia che si appoggia su qualcosa di più grande di noi e che sta dalla nostra parte.
Questo non ci esonera dalla fatica, dalle tribolazioni, anzi, spesso, diventano l’occasione per dilatare,
fortificare la nostra capacità di “portare”: ci allargano dentro e troviamo spazi insospettati.

In tutta questa lotta e incongruenze fa capolino la speranza perché sperimentiamo che il male, le avversità,
il dolore non sono l’ultima parola: c’è sempre un “dopo” creato da chi è più grande di noi e opera in
maniera sinodale e coesa a nostro favore.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate