Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,11b-17.
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta».
Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.
Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.
La solennità del Corpus Domini quest’anno ci invita a soffermarci sul miracolo della moltiplicazione dei
pani e dei pesci narrato dall’evangelista Luca. Moltiplicazione che è preludio all’Eucaristia e che ci fa già
sentire tutta la tenerezza del Cuore di Gesù, a cui preme andare all’essenziale: annunciare il regno di Dio,
prendersi cura dei bisogni più semplici e veri di ciascuno.
In sostanza: il Verbo si fece carne (Gv 1,14), l’Amore si fa pane (padre Michael Davide Semeraro). Sì,
l’Amore, attraverso le mani di Gesù, assume la forma concreta di pezzi di pane moltiplicati, perché distribuiti
e condivisi.
Il fatto che l’Amore si faccia pane, però, non riguarda soltanto Gesù: chiama in causa anche noi e ci chiede
di crescere in umanità diventando, a nostra volta, pane, nutrimento, presenza, circolazione di vita e di bene
per i fratelli. Proprio a ciascuno di noi il Signore dice: «Voi stessi date loro da mangiare»….sì, ma come???
Il primo passo decisivo consiste nello scoprirsi e nel sentirsi amati da Dio, avvolti e immersi in un amore
così profondo che ci abbraccia dalla punta dei capelli alla punta dei piedi, che ci accoglie così come siamo e
che ricolma di senso tutto il nostro esistere.
Raggiunti dall’Amore, come potremmo tenerlo tutto per noi?!? Bonum diffusivum sui, il Bene si diffonde da
sé, dice una felice massima latina.
Contemplando Gesù che moltiplica i pani e i pesci, intravediamo già sullo sfondo Gesù che istituisce
l’Eucaristia e porta a compimento la sua offerta totale per la nostra salvezza nel Mistero Pasquale. Facendo
memoria di questo nella S. Messa, nutriti dal Pane eucaristico, anche noi veniamo a poco a poco trasformati
in Lui, diventiamo pane e, come il pane, veniamo presi, benedetti, spezzati e dati.
Presi, o meglio, scelti: ci accorgiamo di essere amati quando ci sentiamo ‘presi’, scelti da qualcuno (da
Dio!) che ci ha visto come una realtà preziosa, unica, di grande valore. Il bello è che, il fatto di essere scelti
da Dio, non esclude nessuno, anzi, include, poiché insegna ad aprire il cuore per accogliere e accettare gli
altri nella loro unicità.
Benedetti: sì, come figli amati di Dio, noi siamo benedetti. Quanto bisogno abbiamo che si dicano cose
buone su di noi! Ricevere una benedizione ci dona sicurezza, ci conferma che davvero siamo amati e che
apparteniamo a un Dio amorevole, che non ci lascia mai soli e che ci ricorda sempre che ad ogni passo della
vita siamo guidati dall’amore.
Spezzati: quando la nostra fragilità fa esperienza del dolore, della sofferenza, della rinuncia, capiamo cosa
significhi “essere spezzato”. Non si tratta di interruzioni noiose e inutili nell’arco della vita, né di
masochismo, ma di occasioni che fanno morire l’uomo vecchio che è in noi e ci aiutano a crescere come
uomini e donne nuovi. Gli amati figli di Dio sono chiamati a mettere il loro essere spezzati sotto la luce della
benedizione, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, il Crocifisso Risorto: allora quello che sembrava
insopportabile diventa una sfida, ogni motivo di depressione diventa una sorgente di purificazione, quello
che sembrava una punizione diventa una garbata correzione, un rifiuto diventa un modo per una più profonda
comunione….e così la vera gioia può essere sperimentata nella più grande sofferenza.
Dati: la nostra più grande realizzazione sta nel dare noi stessi agli altri. La nostra umanità arriva alla sua
espressione più alta nell’atto di donare. Diventiamo gente stupenda quando diamo qualsiasi cosa possiamo
dare: un sorriso, una stretta di mano, un bacio, un abbraccio, una parola, un r
egalo…tutta la nostra vita, come
il Signore Gesù, che ci ha amato e ha dato se stesso per noi.
Regaliamoci oggi il tempo di sostare in adorazione davanti a Gesù Eucaristia, facciamo nostro il suo
desiderio di fare di noi uomini e donne offerti gli uni agli altri e a Lui, nella gioia del donare: Lo sentiremo
fare il tifo per noi con un bel: «DAI!!!!!» (cfr. papa Leone XIV, 15/06/2025, omelia per il giubileo degli
sportivi).
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate