22 dicembre 2025
Matteo 1,18-25; Matteo 2,13-23; Luca 2,1-51
Giuseppe: uomo del silenzio. E del fare. Il custode. Colui che svolge in pienezza il ruolo di colui che protegge e prende le decisioni importanti. Giuseppe, uomo in contatto con Dio. Un contatto un po’ particolare, che avviene attraverso i sogni. E attraverso Gesù, il figlio di Dio e di Maria. Giuseppe è lo sposo che ama. Che sa accogliere anche se non capisce fino in fondo.
D’altronde, che fede sarebbe quella che riesce a spiegare tutto? Quale margine ci sarebbe per la fiducia nel Signore che ne sa più di noi? Giuseppe non dice mai una parola. Grande esempio di equilibrio per chi parla anche a sproposito, compensando con le troppe parole la mancanza di pensieri significativi. Giuseppe esegue scrupolosamente gli ordini di Dio. Non è uno di quelli che si vantano e si dicono “bravo” da soli. Egli è l’uomo giusto perché ha già incontrato la nuova “giustizia”, cioè il sistema inaugurato da Gesù, dove si perdona, non si disprezza, non si giudica, dove ci si mette nelle mani di Dio. Tutte queste cose Giuseppe le vive.
Il suo Natale non è solo un insieme di buoni sentimenti, ma è il realizzare il progetto di Dio, è dare il proprio contributo per un Regno dove l’amore sia la legge. Il Bambino e la Donna che gli sono stati affidati hanno bisogno di lui, hanno bisogno che sappia rischiare e sappia prendersi le proprie responsabilità. Incontrare Gesù e vederlo crescere, accompagnarlo nei primi anni su questa terra per poi farsi da parte e scomparire: un esempio di dedizione assoluta e di umiltà. Il “carpentiere” ha tanto da insegnarci.
don Roberto
