27 agosto 2018
Il Papa ha scritto una lettera a tutto il Popolo di Dio. Una lettera che contiene parole molto forti e piene di dolore.
Una lettera che prende sicuramente spunto dagli ultimi fatti che riguardano 301 sacerdoti della Pennsylvania riconosciuti autori di abusi sessuali su minori, uniti alla situazione del Cile, dove lo scandalo degli abusi sessuali ha travolto l’episcopato e a quelle del cardinal Mc Carrick, già arcivescovo di Washington, autore lui stesso di abusi ed espulso dal collegio cardinalizio, e dell’arcivescovo australiano Philip Wilson, condannato a una anno di reclusione per aver coperto un prete pedofilo della sua diocesi.
Questo solo per citare quanto emerso negli ultimi due mesi! Qualche giorno fa, dopo che il dossier sulla Chiesa in Pennsylvania è stato reso pubblico, con la tremenda cifra di più di mille persone abusate, il direttore della sala stampa vaticana ha dichiarato: “Davanti al rapporto due sono le parole che possono esprimere quanto si prova davanti a questi orribili crimini: vergogna e dolore. Le vittime devono sapere che il Papa è dalla loro parte. Coloro che hanno sofferto sono la sua priorità, e la Chiesa vuole ascoltarli per sradicare questo tragico orrore, che distrugge la vita degli innocenti. Il Santo Padre comprende bene quanto questi crimini possano scuotere la fede e lo spirito dei credenti e ribadisce l’appello a fare ogni sforzo per creare un ambiente sicuro per i minori e gli adulti vulnerabili nella Chiesa e in tutta la società”.
E appunto il 20 agosto il Papa ha fatto sentire la sua voce. Riporto solo alcuni brani della sua lettera, pubblicata integralmente sul quotidiano “Avvenire” del 21 agosto. “(…)Negli ultimi giorni è stato pubblicato un rapporto in cui si descrive l’esperienza di almeno mille persone che sono state vittime di abusi sessuali, di potere e di coscienza per mano di sacerdoti, in un arco di circa settant’anni. Benchè si possa dire che la maggior parte dei casi riguarda il passato, tuttavia col passare del tempo abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte; le ferite “non vanno mai prescritte”.
Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, HANNO PRETESO DI RISOLVERLO CON DECISIONI CHE NE HANNO ACCRESCIUTO LA GRAVITA’ CADENDO NELLA COMPLICITA’. Grido che il Signore ha ascoltato facendoci vedere, ancora una volta, da che parte vuole stare(…) Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli. Faccio mie le parole dell’allora cardinal Ratzinger quando, nella via crucis scritta per il Venerdì Santo del 2005, si unì al grido di dolore di tante vittime e con forza disse: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta auto sufficienza! Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore”. (…) Oggi siamo interpellati come Popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito: Se in passato l’omissione ha potuto diventare una forma di risposta, oggi vogliamo che la solidarietà,intesa nel suo significato più profondo ed esigente, diventi il nostro modo di fare la storia presente e futura, in un ambito dove i conflitti, le tensioni e specialmente le vittime di ogni tipo di abuso possano trovare una mano tesa che le protegga e le riscatti dal loro dolore.
Tale solidarietà ci chiede, a sua volta, di denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona (…) Sono consapevole dello sforzo e del lavoro che si compie in diverse parti del mondo per garantire e realizzare le mediazioni necessarie, che diano sicurezza e proteggano l’integrità dei bambini e degli adulti in stato di vulnerabilità, come pure della diffusione della “tolleranza zero” e dei modi di rendere conto da parte di tutti coloro che compiono o coprono questi delitti. Abbiamo tardato a compiere queste azioni e sanzioni così necessarie, ma sono fiducioso che esse aiuteranno a garantire una maggiore cultura della protezione nel presente e nel futuro (…) Invito tutto il santo Popolo fedele di Dio all’esercizio penitenziale della preghiera e del digiuno, secondo il comando del Signore (…)
E’ imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiedamo perdono per i peccati propri e altrui. La coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i delitti e le ferite procurate nel passato e ci permette di aprirci e impegnarci maggiormente nel presente in un cammino di rinnovata conversione. Al tempo stesso la preghiera e la penitenza ci aiuteranno a sensibilizzare i nostri occhi e il nostro cuore dinanzi alla sofferenza degli altri e a vincere la bramosia di dominio e di possesso che tante volte diventa radice di questi mali.
Che il digiuno e la preghiera aprano le nostre orecchie al dolore silenzioso dei bambini, dei giovani e dei disabili. Digiuno che ci procuri fame e sete di giustizia e ci spinga a camminare nella verità appoggiando tutte le mediazioni giudiziarie che siano necessarie (…) “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme”, ci diceva san Paolo. Mediante l’atteggiamento orante e penitente potremo entrare in sintonia personale e comunitaria con questa esortazione, perchè crescano tra di noi i doni della compassione, della giustizia, della prevenzione e della riparazione(…) Quando sperimentiamo la desolazione che ci procurano queste piaghe ecclesiali, con Maria ci farà bene insistere di più nella preghiera, cercando di crescere nell’amore e nella fedeltà alla Chiesa (…)”.
Continua…
don Roberto