15 dicembre 2025
Luca 1,39-45; Luca 3,1-18.21-22; Luca 7,18-30; Marco 6,14-29
Giovanni il Battista è ancora nel grembo di sua madre Elisabetta quando incontra Gesù. E anche Gesù è nel grembo di sua madre Maria. Due bambini non ancora nati si incontrano. E ci sarebbero da fare già tante considerazioni sull’aborto e su chi lo esalta come un “diritto”.
Può esistere il diritto di uccidere un bambino? Giovanni esulta di gioia, quando sente la presenza di Gesù. Egli danza nel ventre della madre. È la stessa danza di Davide, durante il trasporto a Gerusalemme dell’Arca dell’Alleanza. Giovanni crescerà fino a diventare un personaggio importante e scomodo, per il popolo di Israele. È sempre scomodo chi predica la conversione e non ha riguardi verso i ricchi, i potenti e i notabili. Due cugini, Giovanni e Gesù, che per certi aspetti si somigliano: entrambi coraggiosi e coerenti fino alla morte. Eppure in tante cose molto diversi. A partire dal modo di presentare Dio: giudice implacabile e sterminatore di peccatori, secondo Giovanni; padre misericordioso ,secondo Gesù. Incontrare Gesù e indicarlo come Agnello di Dio non significa capirlo fino in fondo.
Gesù smonta tante nostre idee di Dio, idee che spesso diventano ideologia, muro di difesa, incomunicabilità con chi la pensa diversamente. E infatti, quando Giovanni è in prigione viene assalito dai dubbi. Si chiede se davvero Gesù può essere identificato con il Messia, visto che perdona i peccatori e predica un tempo di grazia del Signore. I suoi dubbi sono, a volte, i nostri dubbi. Che ci vengono quando facciamo fatica a mettere in pratica quello che Gesù ci chiede.
Meglio sarebbe ammettere la nostra fragilità e dire al Signore: “abbi pazienza con me e mi impegnerò a capirti”. In ogni caso teniamo presente la danza gioiosa di Giovanni nel grembo di Elisabetta. Sarebbe bello se anche il nostro cuore danzasse gioioso ogni volta che facciamo la Comunione.
don Roberto
