27 ottobre 2025
Matteo (o Levi), il pubblicano. Cioè il peccatore per eccellenza, l’affamatore del popolo, l’esattore delle tasse odiato e disprezzato. È seduto al banco delle imposte, sta facendo il suo lavoro, quando Gesù gli si rivolge con un perentorio “seguimi!”. E Matteo accetta, si lascia affascinare, segue Gesù. Anche un peccatore disprezzato da tutti può diventare discepolo. Lo siamo diventati anche noi, che non siamo stinchi di santi.
Non bisogna avere chissà quali meriti per essere chiamati al discepolato. Il discepolo è anzitutto un figlio amato. E questo amore fa sì che il chiamato inizi a cambiare, a costruire una vita diversa, a lasciare dietro di sè il vecchio modo di essere per diventare creatura nuova. Per ognuno di noi il percorso è questo e la conversione è quotidiana, perché ogni giorno dobbiamo scegliere se stare con Gesù o rimanere al banco delle imposte, dobbiamo scegliere tra il cammino, a volte faticoso, ma sempre bello, dietro Gesù o la staticità di chi trascina la propria esistenza tra una corsa e l’altra, inseguendo l’effimero che non dà nulla. Matteo sceglie. E saluta i suoi amici e sodali con un banchetto. La gioia dello stare insieme, anche se si è peccatori. E, forse, la meraviglia degli amici, perché uno di loro ce l’ha fatta, ha incontrato un uomo che sa accogliere, che sa guardare nel più profondo del cuore.
Anche Gesù partecipa al banchetto con i peccatori, e si prende le critiche aspre dei benpensanti. Ci sono sempre,i benpensanti. Qualche volta rientriamo anche noi nella categoria perché è difficile avere la stessa apertura di cuore di Gesù, è difficile avere i Suoi stessi sentimenti. Matteo saluta e parte. Inizia una vita nuova, che lo porterà a scrivere un Vangelo. Tenendo presente che il Vangelo più efficace è quello scritto attraverso la vita santa dei discepoli.
don Roberto

