30 maggio 2016
Maggio è il mese delle Messe di Prima Comunione.
E in questi giorni i giornali hanno riportato alcune foto che fanno molto pensare.
Le situazioni immortalate e, ovviamente, postate dai protagonisti su Facebook hanno avuto come protagonista involontaria la città pugliese di Altamura, già famosa di suo per il tipico pane.
Nella prima foto pubblicata si vede l’arrivo in chiesa di una comunicanda appena scesa da una carrozza trasparente, con tanto di cavalli bardati e cocchiere in livrea, tali da richiamare molto esplicitamente la fiaba di Cenerentola.
E’ vero, pioveva. Ma forse sarebbe bastata la macchina del papà. O forse il papà aveva una Ferrari e allora la carrozza trasparente è stata una scelta di sobrio risparmio, rispetto a quanto sarebbe costata la benzina per la Ferrari.
L’altra foto si riferisce al banchetto successivo (spero!) alla Messa.
Si vede il bambino, con il suo bellissimo abitino bianco, seduto in lacrime, mentre una persona di sesso femminile (la mamma?) cerca di consolarlo. Attorno al bambino ci sono tre ballerine (presumibilmente sudamericane) che in abiti molto succinti (praticamente quasi nude) si dimenano in una danza probabilmente tipica del carnevale di Rio.
I commentatori, anche quelli più laicisti, facevano a gara nello scandalizzarsi per il totale fraintendimento di una festa che ha ormai perso i suoi connotati religiosi per diventare un semplice evento mondano. E qualcuno rincarava la dose sostenendo che ormai a questo è ridotta la religione cattolica, che non ha più alcuna presa reale sulla vita e sulle scelte delle persone e serve solo come involucro per fare sfoggio di potenza, di ricchezza e di cattivo gusto.
Ho pensato alle Prime Comunioni della mia vita sacerdotale. E devo dire che qualche volta mi è capitato di trovare persone che avevano capito ben poco del significato autentico dell’Eucaristia, ma molto più spesso ho incontrato genitori che vivevano la Prima Comunione dei figli come un grande momento di grazia, con un riavvicinamento consapevole e non emozionale ai Sacramenti, con una ripresa anche dell’impegno in parrocchia.
Ho visto tanti papà ( sì, anche i papà!) e tante mamme ricevere la Comunione piangendo, dopo molti anni di lontananza, e comprendere fino in fondo la bellezza di una festa che si fa innanzitutto in un cuore che incontra nuovamente Gesù.
Certo, molto dipende dalla preparazione fatta durante gli incontri dei genitori. E da quanto i genitori stessi, insieme ai catechisti e al parroco, sono riusciti a trasmettere ai figli: ma siamo proprio sicuri che nelle disposizioni con cui adulti e piccoli si accostano all’Eucaristia non c’entri anche la grazia di Dio, che apre i cuori e li predispone alla comprensione e all’accoglienza del Mistero ben al di là delle limitate possibilità umane?
Mi sembra che oggi sia in atto una sorta di razionalismo materialistico molto piatto e orizzontale, che lascia alla creatura tutto l’impegno e l’esclusiva responsabilità di comprendere con le sole forze della propria ragione quello che invece richiede una grande apertura all’agire misteriosamente salvifico di Dio ed una totale fiducia in Lui.
Per questo certi progetti di catechesi che tendono a posticipare la prima Comunione a 11 o 12 anni mi suscitano più di una perplessità. Non sarebbe meglio stare alla saggezza del Codice di Diritto canonico, che al canone 914 così recita : “E’ dovere innanzitutto dei genitori e di coloro che ne hanno le veci, come pure del parroco,provvedere affinchè i fanciulli che hanno raggiunto l’uso di ragione siano debitamente preparati e quanto prima, premessa la confessione sacramentale, alimentati di questo divino cibo; spetta anche al parroco vigilare che non si accostino alla sacra Sinassi fanciulli che non hanno raggiunto l’uso di ragione o avrà giudicati non sufficientemente disposti”?
Posto che l’uso di ragione viene fissato a 7 anni (ma credo che oggi debba essere anticipato) non mi sembra che sia molto in linea con l’espressione “quanto prima” usata dalla legge della Chiesa un’attesa di quattro o cinque anni prima di far accostare un bambino alla Comunione.
E’ una responsabilità grossa quella di privare i ragazzi della Grazia eucaristica fino a 11 o 12 anni.
Vescovi e strateghi della catechesi ci avranno pensato? Tornerò prossimamente su questi argomenti.
Concludo con un’esperienza personale.
Il 22 maggio ho avuto la gioia di partecipare alla Messa di Prima Comunione del mio nipotino, in una parrocchia della diocesi di Milano. I bambini erano di quarta elementare e fra due anni riceveranno la Cresima. Come succedeva anche da noi fino a qualche tempo fa.
A Milano sono tornati al vecchio sistema dopo una decina d’anni di sperimentazioni che hanno suscitato la motivata disapprovazione di tanti catechisti e genitori, soprattutto riguardo all’età della Prima Comunione, spostata in quinta elementare o in prima media.
A Milano anche gli strateghi hanno saputo ascoltare i ranghi “inferiori”, che poi sono le prime linee della nostra evangelizzazione.
E’ utopico pensare che anche in altre diocesi ci possa essere lo stesso ascolto?
don Roberto