24 novembre 2025
È diventato proverbiale per il suo rifiuto di credere, per il suo bisogno vi “toccare con mano “, di avete le prove della Risurrezione. Ma la figura di Tommaso è presente anche quando Gesù decide di andare da Lazzaro ,che è morto, sfidando l’ostilità dei Giudei, che avevano intenzione di lapidarlo. In questa occasione Tommaso esorta gli altri discepoli ad andare a morire con il Maestro. E poi Tommaso, durante i discorsi dell’Ultima cena, dà l’occasione a Gesù di pronunciare una della frasi più belle:”Io sono la via, la verità e la vita”.
Tommaso è il discepolo interessato ad approfondire, a conoscere più a fondo il pensiero di Gesù. Vuole condividere la sorte del Maestro, anche se poi non ci sarà nel momento supremo della croce. Tommaso fa fatica ad accogliere la testimonianza dei suoi “colleghi” discepoli. Chissà, forse perché li conosceva bene ed era consapevole dei loro difetti, forse perché era ancora deluso all’epilogo degli eventi. Il problema, per lui, non è Gesù, è la Chiesa, la comunità che attorno a Gesù si è raccolta. Una comunità imperfetta, una barca con qualche falla, uno edificio con qualche crepa.
Anche oggi molti, discepoli e non, fanno fatica ad accogliere la Chiesa, mettono in discussione la sua credibilità, spesso aiutati dalla Chiesa stessa, che rischia di mostrare un volto di matrigna più che di madre. La vicenda di Tommaso insegna che dobbiamo cercare Gesù. È Lui che risolve e problemi e le crisi. Gesù incontra Tommaso, non lo lascia nell’incertezza, lo invita a gesti inauditi, che possono ricomporre la verità. E infatti Lui è la via, la verità e la vita. Tommaso è un discepolo che dubita degli altri discepoli, ma è un discepolo che ha fiducia in Gesù.
“Mio Signore e mio Dio” è l’affermazione di chi aderisce a Gesù ed è invitato a credere anche a chi, pur peccatore, cammina sulla stessa strada tracciata e indicata dal Maestro.
don Roberto
