Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,13-17.
In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

 

O meraviglia di amore: la morte è stata vinta,
quando la vita è morta sulla croce.
(dalla liturgia del giorno)

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce prevale oggi sulla Domenica, ma non si tratta di
un’interruzione di percorso, anzi! La liturgia odierna, infatti, ci aiuta a comprendere ancor più in
profondità alcuni insegnamenti che il Signore ci ha dato nelle scorse Domeniche: ci aveva parlato
dell’angoscia che provava nell’attesa di ricevere il suo battesimo, che era un richiamo al mistero
della sua passione, morte e risurrezione (XX Domenica); Domenica scorsa, poi, ci aveva detto
esplicitamente: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio
discepolo».
Ebbene, la festa di oggi, esaltando la Croce, si presenta proprio come un approfondimento, una
rifinitura, un puntino sulla i.

Di primo acchito, potremmo restare un po’ perplessi: chi desidera la croce? Se siamo sinceri,
anche noi possiamo metterci benissimo tra gli amici di Gesù che amano il suo Regno celeste, ma
che, di fronte ad una croce, vorrebbero fuggire.
Il punto è proprio questo: Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi (Sap
1,13-15)! La festa dell’Esaltazione della Santa Croce non vuole assolutamente esaltare il dolore, ma
vuole indirizzare l’attenzione del nostro cuore alla Santa Croce su cui Gesù ha dato la vita per noi.
È un tuffo bellissimo, facilitato dal tratto pasquale delle letture ascoltate, un tuffo che ci immerge
completamente nel mistero pasquale, in cui la passione di Cristo si rivela pienamente a noi come
passione d’amore.

Avendo amato i suoi che erano nel mondo, il Signore Gesù li amò sino alla fine (Gv 13,1): era
vero per i Dodici e rimane vero per “i suoi” di tutti i tempi, noi compresi. Anche per noi il Signore
ha dato la vita. Ma non è finita qui: amati fino alla follia della croce, noi stessi siamo chiamati ad
amare, ad offrire a nostra volta la vita per i fratelli, come ha fatto Lui.
Ci accorgiamo, allora, che la Croce non è fine a se stessa, ma è il modo estremo in cui Dio ci ama
e ci insegna ad amare; lì ci dà prova concreta del suo infinito amore per noi: Dio ha tanto amato il
mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita
eterna (cfr Gv 3,13-17).

Parafrasando alcune parole dette da Gesù a Santa Faustina, potremmo chiederci: se la morte in
croce di Gesù non ci ha convinto del suo amore, che cosa ci convincerà?!?
In questa Domenica, allora, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e guardando al Crocifisso con
infinita riconoscenza, chiediamo al Signore di donarci quella fede limpida che ha portato l’autore
dell’Imitazione di Cristo a scrivere così:

«Nella croce c’è la salvezza; nella croce la vita;

nella croce la difesa dai nemici; nella croce l’infusione della dolcezza celeste;
nella croce la limpidezza del pensiero; nella croce il gaudio dello spirito;
nella croce la pienezza di ogni virtù; nella croce la perfezione della santità.
Non c’è salvezza per l’anima, né speranza di vita eterna, se non nella croce.
Prendi dunque la tua croce e segui Gesù e giungerai alla vita eterna».

 

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate