Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,21-28.
Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.
Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:
«Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell’uomo».
E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
Dal Libro del Deuteronomio 18,15-20
Dalla Prima lettera ai Corinti 7, 32-35
Dal Vangelo secondo Marco 1, 21-28
Gesù entra in Cafarnao accompagnato dai suoi discepoli ed essendo giorno di sabato,
si reca “subito” nella sinagoga e prende la Parola per insegnare. La folla avverte che
Gesù insegna con autorità, non come gli scribi, e che il suo insegnamento è nuovo.
Che significa nuovo? Non semplicemente una cosa mai sentita prima. È la novità di
Dio, che rigenera, rompe con il passato e ti fa Nuovo.
L’insegnamento degli scribi mutuava la propria autorità dalle scritture, dalla
tradizione degli antichi o di un celebre maestro. L’autorità non risiedeva
nell’insegnamento stesso. La Parola di Gesù invece è un annuncio che ha in sé la sua
forza: ti prende nel profondo, ti tocca e non ti rimanda ad altro.
L’insegnamento di Gesù è autoritario, perché non è solo parola, ma anche gesto: è
una Parola potente che libera e guarisce.
Gesù ci è presentato come il vero profeta, potente in parole e in opere, il profeta
atteso e promesso (“Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi
fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto”, Dt. 18, 15), nella cui persona è
giunta la Signoria di Dio che inaugura un tempo di salvezza che provoca tutti gli
uomini a prendere posizione.
Quale è la funzione del profeta? Il Profeta è agli occhi di Dio un altro sé stesso, Dio
dice: “Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie
parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le
parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto” (Dt. 18, 18-19).
Il profeta, non è soltanto colui che predice o svela un evento futuro, Egli è prima di
tutto un intermediario con l’Assoluto, portatore fedele della Parola di Dio.
Ecco perché c'è la necessità di ascoltare Dio che parla per mezzo del Profeta e che
chiama all’obbedienza della fede.
Gesù è il vero profeta, Gesù Cristo è la Parola definitiva del Padre: “Questo è il Figlio
diletto, ascoltatelo” (Mt. 17,5)
Noi chi ascoltiamo, quale voce tra tante è per noi autorità?
Forse siamo vittime dell’abitudine e per la nostra poca fede non riusciamo a cogliere
la “novità” che Dio ha portato e continua a portare.
Esistono ancor oggi profeti?
Ai nostri giorni è la Chiesa a continuare questo ruolo profetico.
Noi siamo la Chiesa, perciò anche noi siamo chiamati ad essere profeti.
Noi profeti?Profeti di cosa?
Abbiamo una profezia continuamente a portata di mano e non la vediamo.
C’è un segno grande che ha la sua dimora presso di noi e noi stentiamo a
riconoscerlo, capirlo e viverlo, perché ogni volta che si “spezza il pane” nel nome di
Cristo risorto, si compie su questa terra la più grande profezia.
Forse cerchiamo inconsciamente lo straordinario, l’eccezionale mentre invece
l’Eucaristia ci riporta proprio al quotidiano, alle piccole cose della vita e vi inserisce
dentro una carica e una potenza sempre nuove e trasfiguranti.
Dall’Eucaristia noi impariamo ad essere profeti.
Dunque, tutti noi, in quanto cristiani, possiamo essere profeti. Lo siamo, quando
crediamo e confessiamo che dal Cristo abbiamo imparato una maniera nuova di
amare. Come il Cristo della Cena dà sé stesso per noi, così noi dobbiamo dare noi
stessi per gli altri.
Non possiamo fare da soli; abbiamo bisogno di Cristo per imparare ad amare.
Dobbiamo essere uniti a Lui, in comunione con Lui.
Nell’Eucaristia troviamo la forza.
Siamo sempre profeti tutte le volte che annunziamo che l’amore di Dio e l’amore per
l’uomo non possono essere separati.
L’Eucaristia c’insegna questa unità.
Il Cristo da sé stesso in nome dell’Amore del Padre, però questo lo fa perché gli
uomini diventino fratelli.
L’Eucaristia ci impegna a livello personale nell’amore e nell’attenzione al fratello e
verso l’intera comunità umana.
Oggi, noi saremo profeti se, memori della Cena del Signore e del pane che abbiamo
spezzato con i fratelli, scopriremo sempre di più e vivremo la nostra vocazione di
servitori.
Il senso dell’Eucaristia deve farci perdere ogni ricerca di potere e di dominazione
nelle piccole e grandi cose.
La preghiera della Chiesa si rivolge al Padre che, nel suo immenso amore ha dato
all’umanità il Figlio, unico maestro di sapienza e liberazione dalle potenze del male,
perché ci renda forti nella professione della fede e nella testimonianza cristiana (cfr.
Colletta). Così sia per ciascuno di noi!
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate