Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 23,35-43.
Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano:
«Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?
Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».
E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
La storia della festa può essere fatta risalire al 1899, quando papa Leone XIII stabilì l’11 maggio la
consacrazione universale degli uomini al Cuore di Gesù. Nello stesso anno il gesuita italiano Sanna
Solaro scrisse a tutti i vescovi italiani perché sottoscrivessero una petizione per chiedere l’istituzione
di una festa liturgica. Quarantanove vescovi aderirono alla petizione.
Una nuova supplica fu presentata a papa Pio XI dopo il Congresso eucaristico internazionale di
Roma, nei primi mesi del suo pontificato, sottoscritta da 69 prelati. Nel 1923 fu presentata una terza
supplica, con la firma di 340 fra cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali. Nella supplica
si chiedeva: «Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall’ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si
degni stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i
sovrani diritti della persona regale di Gesù Cristo, che vive nell’Eucaristia e regna, col Suo Sacro
Cuore, nella società». La domanda fu sostenuta da duecento ordini e congregazioni religiose, dodici
università cattoliche e da petizioni firmate da centinaia di migliaia di fedeli in tutto il mondo. Non
mancò qualche obiezione: secondo alcuni il tema di questa festa era già celebrato nell’Epifania, altri
giudicavano sempre più obsoleta la monarchia come forma di governo.[1]
Finalmente papa Pio XI stabilì la festa con l’enciclica Quas Primas dell’11 dicembre 1925,
fissandola all’ultima domenica di ottobre. Spesso si attribuisce all’introduzione della festa anche un
significato storico: nell’età del totalitarismo affermare la regalità di Cristo doveva rendere relative le
suggestioni dei regimi, che pretendevano dai popoli un’adesione personale assoluta.[2]
Pur essendo vero che il titolo CRISTO RE è obsoleto in tempo di democrazia, spesso solo
apparente, e che la festa risente fortemente del clima ideologico dei totalitarismi del primo ‘900, è
interessante vedere quale vangelo è stato messo per questa festa. Si poteva scegliere qualche passo
glorioso e invece è stato messo il più umiliante e perdente: “Scendi dalla croce! Salva te stesso!”.
La regalità di Cristo, il suo essere “padrone del mondo”, è stata accettare la morte, caricarsi del
male inflitto senza vendicarsi o chiamare Dio a stendere il braccio per sterminare tutti. L’esatto
contrario di ciò che fanno i potenti della terra.
Ha accettato di essere calunniato e ucciso perché non doveva difendere nulla, il suo valore di
persona e il valore del suo amore non sarebbero stati scalfiti: tante persone, ieri, oggi, domani, sono
in questo atteggiamento.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate