Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,30-34.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Le Letture di questa 16ª domenica del tempo ordinario ci portano a riflettere sulla figura del pastore,
immagine ben conosciuta ai tempi di Gesù dove si viveva di pastorizia e agricoltura e che è presa a
modello di chi deve guidare il popolo d’Israele. Nella 1ª Lettura è il profeta Geremia che riferisce i
rimproveri del Signore riguardo ai capi del suo popolo che anziché pascere e custodire le pecore
loro affidate, le sfruttano e le disperdono. Il Signore però vigila e promette d’intervenire per curare
egli stesso Israele e donargli dei pastori che lo governeranno con somma premura, anzi, farà sorgere
dal ceppo di Davide, il re pastore, un germoglio che regnerà da vero e saggio re, esercitando il
diritto e la giustizia e Israele sarà finalmente sicuro nella sua terra. Il Vangelo di Marco riprende
questo tema e prima ci mostra la premura di Gesù verso i suoi apostoli ritornati dalla missione a cui
li aveva inviati e ora bisognosi di riposo, poi la medesima premura verso la folla che li aspettava. È
perciò facile identificare Gesù col pastore re promesso da Dio che si prende cura delle sue pecore,
gli apostoli, stanchi e subissati dalla folla tanto che non possono prendere cibo e li invita a ritirarsi
in un luogo appartato per ritemprare le forze. È commovente constatare come il Signore si
preoccupa anche del nostro benessere fisico, una premura molto materna che dovrebbe rasserenarci
quando la vita c’incalza con le sue prove che sembrano superiori alle nostre forze e resistenze. Il
cuore grande di Gesù però si apre anche agli altri, non si chiude nella cerchia degli amici, è subito
pronto a commuoversi davanti alla folla che li ha preceduti nel luogo del riposo, e che riconosce
come pecore senza pastore. A loro dà il cibo spirituale insegnando molte cose che Marco non
descrive, ma che possiamo ben immaginare pensando ai discorsi di Gesù riferiti in altre parti del
Vangelo. Avrà parlato del Padre, del suo amore, del suo Regno, della necessità di pregare e amare e
perdonare il prossimo; li avrà fatti sentire come pecore con un pastore che li conduce con amore alle
fonti della vita vera. Domenica prossima sentiremo che Gesù penserà anche al nutrimento materiale
moltiplicando i pani per sfamarli, sì è il Buon Pastore che pensa e promuove il bene delle sue
pecore, di chi si affida alla sua guida e lo segue. Ascoltiamo S. Paolo che nella lettera agli Efesini
(2ª Lettura) ci ricorda ancora una volta che Cristo ha immolato la sua vita per noi versando il suo
sangue per portare pace e riconciliazione fra pagani e osservanti della legge ebraica riunendoli in un
solo popolo, la Chiesa che a sua volta è capace di offrire la pace e la riconciliazione ricevuta da
Cristo. È Cristo crocifisso e risorto che ha riconciliato tutti con Dio e ha presentato al Padre il
popolo nuovo riunito in un solo Spirito, tutti suoi figli e fratelli. Cristo ha portato a compimento la
promessa fatta da Dio al profeta Geremia, ha esercitato il diritto e la giustizia su tutta la terra, non
solo su Israele e con la pace si vive sicuri nel proprio paese. È vero che gli effetti ancora non si
vedono, è cronaca quotidiana notizie di guerre, violenze, prevaricazioni, l’umanità sembra più
divisa che mai e anche la stessa Chiesa, il popolo di Dio per antonomasia, ma c’è da interrogarsi
allora su cosa stanno facendo gli uomini per aderire a questa pace offerta, a questa riconciliazione
col Dio Amore che chiede solo di essere amato e di amarci tra di Dio. È la parte dell’uomo che
manca perché la sua libertà lo può portare lontano a Dio, da quel Dio che è venuto a cercarlo e a
morire per lui. Grande è la nostra responsabilità, possiamo seguire Cristo e beneficiare della sua
pace da donare anche gli altri, oppure seguire altri pastori che portano su strade di male e di morte.
Il Suo Spirito ci aiuta a discernere: ascoltiamolo.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate