XVI Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.
In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

 

Un Dio che desidera essere accolto da noi, che ci chiede ospitalità: è questo l’aspetto sorprendente e
innovativo del Cuore di Dio che ci viene rivelato dalle letture di questa Domenica.
Di solito viene più spontaneo pensare a un Dio sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte e, forse, sarà
capitato anche a noi di pregare dicendo: – Accoglimi, Signore, così come sono; ho sbagliato, ma tu
accoglimi! Accoglimi nonostante tutto!, ecc…-. Da secoli, gli stessi monaci, nel giorno della Professione, nel
momento solenne in cui offrono a Dio la loro vita, cantano il Suscipe, che è un versetto del salmo 118:
«Accoglimi, Signore, secondo la tua parola…» (sl 118,116). La traduzione forse non è esaustiva, ma aiuta a
pensare a un Dio accogliente.

Ogni relazione che si rispetti, però, non può rimanere univoca, perché sarebbe falsa e sterile; per essere
vera e feconda, è chiamata a diventare biunivoca, coinvolgendo entrambe le parti. Così è anche per la
relazione di ciascuno di noi con Dio: sì, Lui ci ama da sempre e ci accoglie, ma ci vuole persone vive e ci
chiama a rispondere all’Amore con il nostro amore, a farlo entrare nelle nostre vite, ad accoglierlo in tutta la
sua novità.

Ed ecco che ci viene proposto l’esempio di Abramo alle querce di Mamre: è un gioiello di ospitalità, ricco
di ogni premura e attenzione, che non bada a spese nei confronti del Signore, il quale, nell’ora più calda, si fa
presente in quei tre misteriosi ospiti. Vedere Abramo tutto preso nei suoi preparativi un po’ esagerati, pronto
a coinvolgere i suoi stessi familiari, non può non strapparci un benevolo e affettuoso sorriso. Il Signore, poi,
come è nel suo stile, non si lascia vincere in generosità e ricompensa Abramo con la promessa di un figlio.
Nel Vangelo incontriamo il Signore Gesù che viene ospitato da Marta e da Maria. Ci mettiamo nei panni di
Marta, “tirata qua e là” dai molti servizi, e capiamo che non è per niente facile fare bene il bene: non basta
fare molti servizi, non serve strafare… ciò che conta è quello che portiamo nel cuore! Marta non ha sbagliato
a tirarsi su le maniche, ma nel mettere se stessa e i suoi impegni al primo posto. A questo punto, ci viene in
aiuto Maria di Betania, che, come vera discepola, si mette in ascolto di Gesù, ci insegna a decentrarci, per
tenere fisso lo sguardo del cuore su di Lui e non su noi stessi. Solo a Gesù va dato il primo posto, a Lui che è
l’Ospite per eccellenza, mai invadente, sempre rispettoso e paziente. «Ecco, io sto alla porta e busso…» (cfr
Ap 3,20).

Ma non finisce qui! A tutti i figli di Dio, quindi anche a te e a me, il Signore offre la possibilità di ospitarlo,
affinché Cristo sia in noi. Dice Paolo: «Cristo in voi, speranza della gloria» (cfr seconda lettura), dono
ineguagliabile!

Come spiegare la ricchezza di questo mistero? Ascoltiamo Madre Mectilde de Bar, Madre Fondatrice delle
Benedettine del SS.mo Sacramento, che così diceva alle sue figlie:

«Mettete ogni tanto la mano sul vostro cuore dicendo a voi stesse:

-Dio è in me-. […]
Immaginate che vi dica interiormente:
-Io sto sempre in te; tu resta sempre in me:
pensa a me ed io penserò a te e avrò cura di tutto il resto […].

Non vivere che per me -».

Anche San Benedetto ci viene concretamente in aiuto, invitandoci ad accogliere tutti gli ospiti che
giungono al monastero come Cristo in persona (cfr RB 53).
Non ci resta che aprire, anzi, spalancare ogni giorno il cuore a Cristo, per accogliere in noi la sua novità e il
suo mistero che ricolma di senso la vita. Buona Domenica!

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate