Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,49-53.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso!
C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
D’ora innanzi in una casa di cinque persone
si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
«Non vedo l’ora di finire i compiti, cosi poi vado a giocare!»; «È da tanto tempo che mi sto
allenando, e quanto vorrei essere già pronto per la gara!»; «Quanto vorrei aver già 18 anni, così
poi…»; «Quanto vorrei aver già finito gli esami, così poi penserò alla tesi!»; «Come sono
angosciato finché non saranno finiti i lavori per la nuova casa!»; «Quanto vorrei che questi 9 mesi
passassero alla svelta, perché non vedo l’ora di abbracciare finalmente il bambino che porto in
grembo!»; «Come sono angosciato in questo letto di ospedale…e quanto vorrei guarire!»; «La mia
vita volge al termine e quanto vorrei, Signore, che tu venissi a prendermi…», ecc…
Chissà quante volte anche a noi, nelle varie età della vita, è capitato o capiterà di pronunciare o
pensare frasi del genere…e chi più ne ha, più ne metta.
Il cuore umano, infatti, più desidera, più attende, più è vivo. Siamo sempre abitati da desideri più
o meno grandi, da una sete di pienezza a cui tendiamo, ma che sempre ci sfugge, perché è oltre noi.
Non per niente Sant’Agostino afferma che il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te,
Signore.
Mettendoci in ascolto del Vangelo di questa Domenica, noteremo con sorpresa che anche il cuore
umano-divino di Gesù, proprio come il nostro, è animato da un grande desiderio e da una grande
attesa; anche Lui, pur essendo vero Dio, è tanto vicino alle nostre speranze e alle nostre paure, tanto
da arrivare a pronunciare frasi per certi versi analoghe alle nostre: «Sono venuto a gettare fuoco
sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come
sono angosciato finché non sia compiuto!».
Se, da una parte, possiamo sentirci davvero capiti dal Signore Gesù che sa benissimo cosa voglia
dire: “non vedere l’ora”, dall’altra dobbiamo constatare che le sue attese e i suoi desideri vanno ben
al di là dei nostri, perché sono attese e desideri di Dio. Ogni desiderio parla dell’attesa di una
speranza che possa compiersi al più presto: il desiderio che abita il cuore di Gesù e che ci viene
rivelato dal Vangelo di Luca, è un desiderio dagli orizzonti infiniti, che guarda lontano e intende
abbracciare tutti e ciascuno, nessuno escluso!
In che cosa consiste questo suo desiderio? Stando al testo letterale, consiste in due cose,
nell’accendere il fuoco e nel ricevere un battesimo, ma…cosa vuol dire?
Per capire cosa intende il Signore, ascoltiamo la sua Parola. A proposito del fuoco, ci vengono in
aiuto sia l’Antico che il Nuovo Testamento: quel Dio, le cui parole vengono dal fuoco (cfr Dt 4,36),
è lo stesso Dio che lungo la via fa ardere il cuore nel petto dei discepoli mentre conversa con loro e
spiega loro le Scritture (cfr Lc 24,13-35). Il fuoco di Dio, quindi, è la sua Parola («La mia parola
non è forse come il fuoco[…]?» Ger 23,29), ma anche il suo Spirito di amore che «arde piano piano,
con mitezza, senza distruggere nulla, ma scaldando i cuori e aprendoli alla vita vera» (card. P.
Pizzaballa).
Il battesimo, invece, allude al mistero pasquale di Gesù, disceso dal cielo per noi uomini e per la
nostra salvezza (lo diciamo nel Credo). La figura del profeta Geremia, a cui si riferisce la prima
lettura, ci offre già un anticipo della passione, morte e risurrezione a cui Gesù sta andando incontro,
non desiderando altro che la nostra salvezza e compiendo tutto a questo scopo (cfr. Giovanni
Crisostomo): desiderio infinito, desiderio da Dio!
Se abbiamo compreso questo, non possiamo tergiversare: siamo chiamati a prendere posizione, a
deciderci per il Signore e per il suo Vangelo che, proprio perché esigente e allergico ad ogni
accomodamento, può portare divisione e guerra anziché la pace del quieto vivere.
Non ci resta che correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo
su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (cfr Ebr 12,1-4).
Sì, solo in Lui i nostri desideri più profondi saranno colmati: «dalla sua pienezza noi tutti abbiamo
ricevuto: grazia su grazia» (Gv 1,16).
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate